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La cucina italiana diventa Patrimonio UNESCO: orgoglio nazionale per il Belpaese

Autore: Irene Pariota10/12/2025 15:55

La cucina italiana è ufficialmente Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO. Un traguardo storico, il primo al mondo per una tradizione culinaria presa nella sua interezza e non per un singolo piatto. Ma dietro gli applausi, il risultato porta con sé ambizioni, responsabilità e una chiara direzione da perseguire: proteggere, valorizzare e trasformare un simbolo identitario in un vero motore di crescita economica.

«È una cosa meritata, ma soprattutto un’opportunità», ha dichiarato Matteo Zoppas, presidente ICE, ricordando come la candidatura – sostenuta in sinergia dal Ministero dell’Agricoltura, dal Ministero della Cultura e dalla diplomazia italiana – sia stata «un’autostrada per promuovere la cucina italiana nel mondo». 

Credit - Masaf

Una vittoria all'insegna di valori inclusivi e sociali

La candidatura parte nel 2023, sotto il governo Meloni, con un dossier coraggioso: non una ricetta, non una tecnica, ma “un rito collettivo di un popolo” e un modello culturale che unisce convivialità, territorio, sostenibilità e identità. Un approccio che ha conquistato i delegati riuniti a New Delhi, convinti del valore “inclusivo, intergenerazionale e sociale” della cucina italiana, capace di unire comunità, trasferire saperi e valorizzare pratiche anti–spreco.

Il ministro del Turismo Daniela Santanchè parla apertamente di «obiettivo storico» e di «un asset strategico» per l’economia nazionale. Nel 2024 il comparto enogastronomico ha superato i 40 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del 12% nell’ultimo anno. E il 2025 è iniziato con un’accelerazione: 9 miliardi nei primi quattro mesi soltanto dal turismo enogastronomico.

Il valore culturale della cucina italiana non riguarda solo i 59 milioni di cittadini residenti, ma anche gli 85 milioni di persone di origine italiana nel mondo. Una comunità transnazionale che, per il ministro, rappresenta un «potente legame culturale» che ora trova un riconoscimento ufficiale anche sul piano antropologico e sociale.

Per Giorgia Meloni, il riconoscimento «onora il popolo italiano», rivendica la forza di una filiera che unisce agricoltura, artigianalità e ristorazione. Un patrimonio «che si tramanda da generazioni e si trasforma in capolavoro nelle mani dei nostri cuochi». 

E se la Pizza napoletana, la Dieta Mediterranea e la Cerca del tartufo avevano già aperto la strada, oggi la cucina italiana entra in lista come la prima tradizione gastronomica riconosciuta nella sua globalità, raggiungendo quota 20 elementi italiani iscritti nel patrimonio immateriale dell’UNESCO.

L’annuncio a New Delhi è stato accolto dagli applausi della delegazione italiana guidata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha dichiarato «la nostra cucina non è solo ciò che accade ai fornelli: è identità, storia, cultura», sottolineando come il successo nasca dalla collaborazione tra istituzioni, associazioni e diplomatici. Un riconoscimento che rafforza anche un dato economico: l’export agroalimentare ha toccato nel 2024 i 68 miliardi, in crescita costante. 

Credit - CalabriaDirettaNews

Un patrimonio da difendere

Quando l’UNESCO descrive la cucina italiana come “un’attività comunitaria” che esalta l’intimità con il cibo, il rispetto degli ingredienti e il valore dei momenti condivisi, mette a fuoco il cuore profondo del nostro modello culturale. In Italia, infatti, la tavola non è solo il luogo dove si mangia, ma dove si parla di cibo mentre lo si consuma, dove si scambiano storie e opinioni davanti a un bicchiere di vino, dove un tagliere di salumi e formaggi diventa pretesto per unire generazioni e territori. È questa ritualità quotidiana – semplice, ma potentissima – che trasforma il gesto del nutrirsi in un’esperienza identitaria. E che spiega perché, come ricorda la premier, l’Italia abbia un’eredità millenaria da difendere: un patrimonio minacciato dalla standardizzazione del gusto globale, da proteggere attraverso la tutela delle filiere, la salvaguardia delle tradizioni e, soprattutto, il sostegno concreto ai produttori che custodiscono questa ricchezza ogni giorno.

Ecco perché il riconoscimento UNESCO non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. La cucina italiana entra nella lista dei patrimoni immateriali, ma esce definitivamente dalla sfera del quotidiano per diventare un bene da proteggere come si fa con un monumento, una lingua, una storia. E da oggi l’Italia ha qualcosa in più da dimostrare: un patrimonio che non è solo orgoglio, ma anche una promessa, quella di essere all’altezza e tramandare ciò che siamo piatto dopo piatto. In tutto il mondo.

Perché un patrimonio riconosciuto vale. Un patrimonio difeso vale molto di più.

 

Immagine di copertina credit: Dissapore

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